Una «lettera aperta» del Papa a tutti i giovani in ricerca, presente nell’ultimo libro del card. Raniero Cantalamessa.
Questo libro è stato voluto per te, mio giovane fratello in ricerca, e io vorrei introdurti alla sua lettura consegnandoti in dono parole colme della grande stima e fiducia che ripongo in te e in tutti i giovani. Forse ti sarà capitato di aprire i Vangeli e ascoltare quello che Gesù disse un giorno nel famoso discorso della Montagna: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto» (Mt 7,7-8). Sono parole forti, cariche di una grande e impegnativa promessa, ma, potremmo domandarci: vanno prese sul serio? Davvero se io chiedo al Signore egli ascolterà la mia richiesta, se lo cerco lo troverò, se busso egli mi aprirà? Tu potresti obiettarmi: non è forse vero che a volte l’esperienza sembra smentire questa promessa? Che molti chiedono e non ottengono, che cercano e non trovano, che bussano alle porte del cielo e da dietro non si ode che silenzio? Allora ci si può fidare o no di queste parole? Non saranno anch’esse, come le molte altre che sento intorno a me, fonte di illusione e quindi di delusione?
Comprendo i tuoi dubbi e apprezzo le tue domande – guai se non ne avessi! –, essi interrogano anche me e mi richiamano alla mente un altro passo della Scrittura che, accostato alle parole di Gesù, mi sembra le illumini in tutta la loro profondità. Nel libro di Geremia, il Signore dice per mezzo del profeta: «Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi» (Ger 29,13-14). Dio si lascia trovare, sì, ma solo dall’uomo che lo cerca con tutto il cuore. Apri i Vangeli, leggi degli incontri di Gesù con le persone che andavano a lui e vedrai come per alcuni di loro le sue promesse si sono realizzate. Sono quelli per cui trovare una risposta era divenuto questione essenziale. Il Signore si lasciò trovare dall’insistenza della vedova importuna, dalla sete di verità di Nicodemo, dalla fede del centurione, dal grido della vedova di Nain, dal pentimento sincero della peccatrice, dal desiderio di salute del lebbroso, dalla nostalgia della luce di Bartimeo. Ognuna di queste figure avrebbe potuto proferire con pieno diritto le parole del salmo 63: «Di te [Signore] ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua». Chi cerca trova se cerca con tutto il cuore, se per lui il Signore diventa vitale come l’acqua per il deserto, come la terra per un seme, come il sole per un fiore. E questo, se ci pensi bene, è molto bello e molto rispettoso della nostra libertà: la fede non si dà in maniera automatica, come un dono indifferente dalla tua partecipazione, ma ti chiede di coinvolgerti in prima persona e con tutto te stesso. È un dono che vuole essere desiderato. È, in sostanza, l’Amore che vuole essere amato. Forse tu hai cercato il Signore e non lo hai trovato, ma permetti anche a me di consegnarti una domanda: quanto era forte il tuo desiderio di Lui? Cercalo con tutto lo slancio del tuo cuore, prega, domanda, invoca, grida, ed egli, come ha promesso, si farà trovare. Il re dei versi, la cui storia leggerai nelle pagine che seguono, amava la vita e, come ogni giovane, desiderava viverla appieno. Era uno tra i più famosi cantori del suo tempo e nel suo impetuoso desiderio di pienezza cercava senza saperlo Colui che solo può riempire il cuore dell’uomo. Cercava e fu trovato. Questo ci mostra una verità ancora più profonda: il Signore desidera che tu lo cerchi perché egli possa trovarti. Deus sitit sitiri disse san Gregorio di Nazianzo, cioè, Dio ha sete che si abbia sete di Lui, perché trovandoci così disposti egli possa finalmente incontrarci. Egli che ci invita a bussare, in realtà si presenta per primo alla porta del nostro cuore: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
E se oggi bussasse alla tua porta? Il re dei versi incontrò frate Francesco un giorno nel monastero di Colpersito a San Severino Marche; fu trafitto dalla sua parola e una scintilla nuova si accese dentro di lui. Avvenne, forse, per lui, quello che avvenne per san Paolo sulla via di Damasco: che la luce di Dio «rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo» (2Cor 4,6). Egli vide Francesco nello splendore della sua santità e in lui intravide la bellezza del volto di Dio. Quello che aveva sempre cercato ora finalmente lo trovava, e lo trovava grazie a un uomo santo. E, come per san Paolo, quelle cose che per lui erano guadagni le considerò una perdita, una spazzatura, dinanzi alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù (cf. Fil 3,7-9). Subito ruppe ogni indugio: «Che bisogno c’è di aggiungere altro? Veniamo ai fatti. Toglimi dagli uomini e rendimi al grande Imperatore!». Quando il Signore chiama a sé non vuole compromessi o tentennamenti da parte nostra, ma una risposta radicale. Gesù direbbe: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Mt 8,22). In quel giorno nacque un uomo nuovo, non più Guglielmo da Lisciano, il re dei versi, ma fra Pacifico, un uomo abitato da una pace nuova prima sconosciuta. Da quel giorno divenne tutto di Dio, consacrato interamente a lui, uno dei compagni più intimi di san Francesco, testimone della bellezza della fede.
Perciò, mio caro giovane, mentre ringrazio il carissimo padre Raniero per il nuovo dono che fa alla Chiesa con le preziose e sapienti pagine di questo libro, con la certezza che faranno tanto bene a chi le leggerà, auguro a te una proficua lettura, e ricorda: Dio non ha smesso di chiamare, anzi, forse oggi più di ieri fa sentire la sua voce. Se solo abbassi altri volumi e alzi quello dei tuoi più grandi desideri, la sentirai chiara e nitida dentro di te e intorno a te. Il Signore non si stanca di venirci incontro, di cercarci come il pastore cerca la pecora perduta, come la donna di casa cerca la moneta dispersa, come il Padre cerca i suoi figli. Egli continua a chiamare e attende con pazienza da noi la stessa risposta di Maria: «Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Se avrai il coraggio di lasciare le tue sicurezze e aprirti a Lui si schiuderà per te un mondo nuovo e tu, a tua volta, diverrai luce per gli altri uomini. Grazie del tuo ascolto. Invoco su di te il Santo Spirito di Dio e anche tu, se puoi, non dimenticarti di pregare per me.
Tuo Francesco