Il senso della vocazione sacerdotale al centro dell’omelia dell’Arcivescovo per la celebrazione nella giornata dedicata a importanti anniversari di ministero e ai futuri presbiteri.
Una festa per celebrare la grazia «di quell’ora in cui abbiamo detto “Eccomi”»; festa attesa, fatta di gioia e di condivisione, piena di sole, che torna nella sua veste tradizionale dopo due anni vissuti in modo non facile anche nel Seminario arcivescovile di Venegono.
Nella Festa dei Fiori 2022 si sottolineano tanti significativi anniversari di ordinazione di sacerdoti ambrosiani, come il 75esimo di Messa del “decano”, il centenario don Emilio Caprotti, il 70esimo del vescovo monsignor Angelo Mascheroni e il 60esimo del cardinale Francesco Coccopalmerio e di monsignor Emilio Patriarca. Anche l’Arcivescovo festeggia il suo 15esimo di ordinazione episcopale.
E, poi, naturalmente, la festa è per la presentazione ufficiale dei 22 diaconi che diventeranno sacerdoti l’11 giugno prossimo in Duomo.
La celebrazione in Basilica
Poi, in una Basilica finalmente affollata, la celebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Coccopalmerio, concelebrata dall’Arcivescovo, dagli altri Vescovi, dai membri del Cem e da tutti i sacerdoti.
«Desideriamo sintonizzarci con il Magnificat di Dio per ogni eccomi che si alza, per ogni nuova vocazione. La gioia di Dio ci aiuti in questo momento in cui la sproporzione tra le sfide che ci attendono e i nostri numeri e vigore si fa sempre più evidente», dice il Rettore nel suo saluto di benvenuto. Per l’occasione viene posta nel presbiterio la reliquia don Ciceri, donata dalla Comunità pastorale Regina degli Apostoli (di cui fa parte Sulbiate) e dall’Associazione don Mario Ciceri.
L’omelia dell’Arcivescovo
«Celebro la grazia di questo momento, quando anni fa, oppure anche oggi, è stata rivolta la parola e noi l’abbiamo accolta e questo è tutto. Questa festa è per riconoscere che c’è stata quell’ora e che è l’unica cosa che conta», scandisce l’Arcivescovo nell’omelia parlando dei giorni dell’incertezza, dell’inquietudine fino allo smarrimento, «del tempo delle libertà sospese e della confusione», magari anche della semplice attesa, vinti dai giorni del discernimento se questo è veramente tale. «Perché c’è anche il rischio che si chiami discernimento l’incertezza, una irrisolta insicurezza, una diffidenza radicata come un principio di tristezza».
E c’è, invece, l’ora della salvezza e dell’obbedienza. «Viene il momento in cui la libertà si compie e diventa amore, la vita è generata e diventa dedizione, la rivelazione è compiuta e diventa gioia. Viene il momento in cui inizia la vita nuova, in cui il discepolo riceve la parola e semplicemente la esegue», seguendo il Signore.
«Celebro la bellezza della parola che ha convinto alla consegna irrevocabile del presente e del futuro, dei talenti e delle povertà, dell’immaginato, dell’atteso e dell’impensato, tutto compiuto in un “Eccomi”, intimo e segreto, poi pubblico e solenne». «Celebro la grazia della semplicità, dell’amicizia persuasiva» di Gesù che chiama amici, «dello stupore» per essere stati scelti senza meriti particolari; «dell’ammirazione per gli altri», anche loro «chiamati amici».
«Celebro la grazia della libertà: non ci trattengono legami, come se non avessimo morti da seppellire o parenti da salutare. Liberi, come se non avessimo paura per noi stessi, per quello che potrebbe capitare. Liberi: non ripiegati nell’ossessione di verificare il nostro benessere, non inclini a domandarci se siamo abbastanza apprezzati, riconosciuti, benvoluti».
Le parole di Coccopalmerio e la festa
Al termine della Messa, a portare il suo ringraziamento «per un’accoglienza così affettuosa», è il cardinale Coccopalmerio, anche a nome dei suoi compagni della classe del 1962: «La ricetta per un buon sacerdozio? Innamoramento di Gesù e attesa sicura della grazia in paradiso. Viene da qui la luce e la forza per una sempre più intensa donazione pastorale ai fratelli».
Infine, nel quadriportico del Quadriennio, il momento conviviale e la presentazione dei candidati con il Cardinale e l’Arcivescovo che, incoronati con un serto di alloro come imperatori antichi, assistono all’animazione proposta dai futuri preti 2022.
Arrivano anche due editti dell’Arcivescovo. Quello «di Gedeone», per cui scherzosamente dice ai candidati: «Siete troppi quest’anno, terremo solo coloro che non avranno paura delle fiere» (in verità sull’erba il gioco è riuscire a prendere alcune galline del pollaio interno al Seminario). E poi quello «del Quadrivio»: «Quando siete a un incrocio e non sapete dove andare, andate in alto», scandisce, mentre verso l’alto vengono liberati tanti palloncini colorati con il motto dei futuri preti: «Io sono con voi».