Espressione della scuola teologica del Seminario Arcivescovile di Milano, “La Scuola Cattolica” è una delle più antiche riviste teologiche

Coprtina SC 1-2024

IL CONFRONTO FRA JOSEPH RATZINGER E WALTER KASPER

WALTER KASPER, Un rapporto interrotto con la modernità. Riflessioni sulla mia prima disputa con Joseph Ratzinger, 7-16
EZIO PRATO, La storia, il nostro problema più grande? Appunti sul confronto fra Joseph Ratzinger e Walter Kasper, 17-27

Nel suo testo, W. Kasper prende l’avvio e si sofferma sul primo confronto con Ratzinger, quello innescato dalla sua recensione alla Einführung in das Christentum di Ratzinger, «un classico della teologia cristiana contemporanea». Kasper ha individuato in Ratzinger una forma di pensiero platonico, forma capace, tra l’altro, di indirizzare e condizionare il modo di intendere la  storicità del cristianesimo e la natura della verità. Essa si riflette anche sull’incontro di Ratzinger con la modernità, che rimane conflittuale. Gli appunti di E. Prato su questo confronto riprendono la questione della storia, anche per mostrare alcuni suoi sviluppi nella ricerca dei due Autori nei decenni successivi a questo primo scambio.

In his text, W. Kasper dwells on his first debate with Ratzinger, which was triggered by his review of Ratzinger’s Einführung in das Christentum, «a classic of contemporary Christian theology». Kasper identified in Ratzinger a form of Platonic thought, a form capable, among other things, of directing and conditioning the way of understanding the historicity of Christianity and the nature of truth. This is also reflected in Ratzinger’s conflictual encounter with modernity. E. Prato’s notes on this debate take up the question of history, showing how it is developed in both of the authors research in the decades following this first exchange.

PIERLUIGI BANNA, La quadruplice alleanza in Ireneo di Lione (haer. 3,11,8). Possibili aperture verso i non cristiani?, 29-48

La quadruplice alleanza (Adamo, Noè, Mosè e Cristo) esposta da Ireneo di Lione in nell’Adversus Haereses (3,11,8) è stata variamente chiamata in causa nella seconda metà del secolo scorso dai teologi di area cattolica. In questocontributo si intende ricostruire il contesto remoto e prossimo del passo antico,per poi suggerire una ricostruzione filologica e un’interpretazione teologica dello stesso. Si possono così raccogliere tre provocazioni che giungono dal testo antico alla teologia contemporanea: l’universalità della creazione, l’eccezionalità rappresentata dal popolo di Israele, l’invito alla conversione del cristiano per ritrovare il punto unitario della storia in vista del dialogo con i non cristiani.

The fourfold covenant (Adam, Noah, Moses and Christ) expounded by Irenaeus of Lyons in Adversus Haereses (3,11,8) was called into question in various ways in the second half of the last century by Catholic theologians. The aim of this contribution is to reconstruct the early and more recent context of the ancient passage, to then suggest its philological reconstruction and
theological interpretation. Thus three provocations that come to contemporary theology from the ancient text can be drawn: the universality of creation, the exceptional nature of the people of Israel, the invitation to christian conversion with a view to finding the unitary point of history which enables dialogue with non-Christians.

ALBERTO D’INCA’, Unzione e guarigione nel cristianesimo del I secolo. Rilievi esegetici, storici e antropologici sull’uso dell’olio in Gc 5,14 e Mc 6,13, 49-76

Il contributo intende illustrare le modalità «taumaturgiche» di impiego dell’olio nella più antica letteratura cristiana, attraverso il vaglio di due testimonianze paradigmatiche: Gc 5,14 e Mc 6,13. Nel primo versetto, l’unzione, per  favorire la guarigione fisica e spirituale del malato, necessita di una preghiera «performativa» mediata dai responsabili della comunità. In Mc 6,13, invece, l’uso dell’olio è esplicitamente legato al mandato missionario gesuano ricevuto dai Dodici. Sia in Giacomo, sia in Marco, l’unzione prospetta la salvezza escatologica dell’infermo, grazie soprattutto al recupero della dimensione «antropologica» dell’olio.

The contribution intends to illustrate the “thaumaturgical” modalities of the use of oil in the most ancient of Christian literature, through the examination of two paradigmatic testimonies: Jm 5:14 and Mk 6:13. In the first verse, the anointing, in order to promote the physical and spiritual healing of the sick person, requires a ‘performative’ prayer mediated by the community leaders. In Mk 6:13, on the other hand, the use of oil is explicitly linked to Jesus’s missionary mandate to the Twelve. In both James and Mark, the anointing foresees the eschatological salvation of the sick person, above all thanks to the recovery of the ‘anthropological’ dimension of the oil.

MANUEL BELLI, Una fenomenologia impura? Husserl e la questione dell’etica, 77-108

L’etica rappresenta una sorta di fiume carsico per la riflessione di Husserl: vi riflette per tutta la sua vita, dedica ad essa numerosi corsi, ma non perviene mai a una pubblicazione definitiva. Come interpretare tale silenzio? Alcuni autori parlano dell’etica husserliana come di una riflessione secondaria del Maestro della fenomenologia. L’articolo si propone di esporre il percorso del pensiero di Husserl sulle questioni etiche, alla ricerca degli snodi metodologici che esse pongono al metodo fenomenologico. Si scoprirà come l’etica metta in scacco la fenomenologia: tale scacco è inizio di una divergenza o possibilità di una rifondazione?

Ethics represents a kind of hidden force for Husserl’s reflection: he reflects on it throughout his life, dedicates numerous courses to it, but never arrives at a definitive publication. How should this silence be interpreted? Some authors speak of Husserlian ethics as a secondary reflection by the Master of phenomenology. The aim of this article is to set out the course of Husserl’s thought on ethical questions, and to seek out the methodological issues they pose to the phenomenological method. It will be shown how ethics outplays phenomenology: is this victory the beginning of a divergence or the possibility of a re-foundation?

EGIDIO GIULIANI, Prudenza e discernimento morale alla scuola di Tommaso d’Aquino, 109-133

Il tema del discernimento morale appare ineludibile nella morale contemporanea. Tale evidenza è suggerita non solo dalla sempre maggiore difficoltà con cui il soggetto riesce a conoscere ed apprezzare la legge morale in un contesto ormai lontano dai riferimenti cristiani tradizionali. Anche quando la norma è conosciuta ed in astratto condivisa, non sempre il soggetto riesce ad applicarla alla situazione concreta in modo soddisfacente. Ciò si evidenzia in ogni momento della vita civile ed ecclesiale ed assume un aspetto particolarmente rilevante in sede pastorale, sia in ambito pubblico (predicazione, gestione delle strutture) sia individuale (direzione spirituale e confessione). Tale situazione appare la conseguenza di una secolare ed unilaterale insistenza sul tema della coscienza morale, sguarnita però da un proporzionato riferimento al tema delle virtù, in specie della prudenza. La riscoperta contemporanea della morale delle virtù non potrà che agevolare un processo positivo di maturazione del soggetto morale chiamato a discernere ed a praticare il bene.

The subject of moral discernment appears inescapable in contemporary morality. This evidence is suggested not only by the increasing difficulty with which the subject succeeds in knowing and appreciating the moral law in a context now far removed from traditional Christian references. Even when the norm is abstractly known and shared, the subject is not always able to
apply it to the concrete situation in a satisfactory manner. This is evident in every moment of civil and ecclesial life and is particularly relevant both in the public pastoral sphere (preaching, management of structures) and in pastoral care (spiritual direction and confession). This situation appears to be due to a secular and unilateral insistence on the theme of moral conscience,
which lacks however a proportionate reference to the theme of the Virtues, especially of Prudence. The contemporary rediscovery of Virtue Ethics can only benefit a positive process of maturation in the moral subject, called to discern and practice the good.