LUCA CASTIGLIONI, Uguaglianza battesimale e differenze carismatiche. Il pensiero della differenza sessuale nella tradizione paolina (II), 7-35
La prospettiva paolina – esplorata nell’articolo precedente – ha permesso di articolare l’uguaglianza battesimale dei credenti (e potenzialmente di tutti) con il riconoscimento delle loro differenze, intese in senso carismatico. Su tale base, il presente contributo indaga queste dimensioni focalizzandosi sul rapporto fra donne e uomini nelle origini cristiane, attraverso lo studio di due ambiti altamente rappresentativi che tanto Paolo quanto la letteratura paolina successiva hanno direttamente considerato: la preghiera comunitaria e la vita coniugale. In tal senso, la prima lettera ai Corinzi (11,2-16; 14,33b-36 e 7,1-9.39-40), la lettera agli Efesini (5,21-33) e la prima lettera a Timoteo (2,8-15) sono espressive di un’evoluzione, che viene descritta e interpretata soprattutto nelle sue ripercussioni ecclesiali, passate e attuali.
The Pauline perspective – explored in the previous article – has enabled the articulation of the baptismal equality of believers (and potentially of all people) with the recognition of their differences, understood in a charismatic sense. Based on this preposition, the present contribution investigates these dimensions, focusing on the relationship between women and men at the origins of Christianity, through the study of two areas highly meaningful to the extent that both Paul and the subsequent Pauline literature have directly considered them: common prayer and married life. In this sense, the first letter to the Corinthians (11,2-16; 14,33b-36 e 7,1-9.39-40), the letter to the Ephesians (5,21-33) and the first letter to Timothy (2,8-15) express a development described and interpreted above all in its ecclesial repercussions, both past and present.
ISACCO PAGANI, Suggerimenti d’autore. Analisi di simbolismo, metafora e fraintendimento nel contesto di Gv 14,1-14, 37-66
L’articolo studia Gv 14,1-14 a partire da alcune sue caratteristiche letterarie. Dopo una breve presentazione della composizione del passo, si passa a esaminare l’uso del simbolismo, della metafora e del fraintendimento all’interno del testo. Per ciascuno di essi è fornita una definizione essenziale e alcuni criteri di metodologia, cui segue l’approfondimento esegetico. L’obiettivo è analizzare come l’uso giovanneo di questi dispositivi letterari contribuisce alla comunicazione del dato evangelico.
This article aims to study Jn 14,1-14, beginning with some of its literary characteristics. A brief presentation of the passage’s composition is followed by an examination of the use of symbolism, metaphor and misunderstanding within the text. The reader is then supplied with an essential definition for each of these terms along with some methodological criteria and subsequent exegetical analysis. The objective is to examine how John’s use of these literary devices contributes to the communication of the Gospel message.
ARISTIDE FUMAGALLI, Il giudizio morale sulle azioni umane. Dalle fontes moralitatis al discernimento prudenziale, 67-93
Facendo seguito a una precedente ricognizione storico-critica della dottrina morale circa le fontes moralitatis, questo ulteriore studio intende assumere le istanze che da essa emergevano allo scopo di delineare una rinnovata teoria del giudizio morale sulle azioni umane. Considerando inizialmente il richiamo del magistero contemporaneo circa la connessione inscindibile che sussiste tra il fine dell’agente e l’oggetto dell’azione (I), l’intento è perseguito delineando una teoria simbolica dell’azione (II), alla quale corrisponde come modalità virtuosa di giudizio il discernimento prudenziale (III).
Following on from a previous historical-critical survey of moral doctrine regarding the fontes moralitatis, this further study aims at tackling the questions raised therein so as to outline a renewed theory of the moral judgment of human action. To begin with, considering the present Magisterial invitation regarding the inseparable connection that exists between the final end of the moral agent and the object of the action (I), the aim is sought by delineating a symbolic theory of action (II), to which prudential discernment as a virtuous way of judgment corresponds.
SIMONE DUCHI, Gesù, il Cristo: idea fissa di Dio, impensato dell’uomo. Il senso del Verbo incarnato nel piano divino, 95-121
Questo studio intende esplorare la forma cristocentrica della rivelazione di Dio discutendo il tema della predestinazione di Gesù. La stima dell’assetto scolastico e manualistico della questione servirà a mostrarne le implicazioni quanto all’essere di Dio e all’unità del suo piano di creazione e salvezza. Raccolta la critica levatavi da Karl Rahner, sarà possibile confrontarsi con la recente proposta teorica del domenicano Giuseppe Barzaghi, interlocutore di entrambe le parti esaminate. L’approccio anagogico tentato dall’autore mira infatti a cogliere il meglio del portato classico così come i rilievi mossi a quell’impianto. Come permette l’anagogia da lui codificata, cogliere la logica della rivelazione dal punto di vista di Dio porterà a discutere l’incidenza della storia di Gesù, il Verbo incarnato, non solo quanto al creato, ma quanto a Dio stesso.
This study aims at exploring the christocentric form of the revelation of God, discussing the theme of the predestination of Jesus. The evaluation of the scholastic and manualistic setting out of the question will help to demonstrate the implications regarding God’s being and the unity of his plan of creation and salvation. Having taken into account the criticism raised by Karl Rahner, the article goes on to make a comparison with the recent theoretical proposal of the Dominican Giuseppe Barzaghi, intermediary between the two parts examined. The author’s anagogical approach in fact aims at gathering the best part of the classical perspective as well as the importance given to such a system of thought. As his anagogical approach permits, understanding the logic of revelation from God’s viewpoint opens up the discussion on the incidence of Jesus’ story, the incarnate Word, not just regarding creation but God’s very self.
NORBERTO VALLI, La Parola di Dio celebrata come parola attuale e vivente, 123-153
Il contributo sottolinea la specificità della proclamazione della parola di Dio nel contesto liturgico, «punto di riferimento per l’ermeneutica della fede riguardo alla sacra Scrittura», secondo la definizione di Verbum Domini, e ambito in cui risuona con efficacia eccezionale. Dopo aver presentato il fondamento neotestamentario e patristico dell’esegesi liturgica, l’autore offre, mediante opportune esemplificazioni, alcuni criteri per interpretare la selezione delle pericopi nei Lezionari romano e ambrosiano.
This article underlines the specificity of the proclamation of the word of God in the liturgical context, “reference point for a faith-filled understanding of sacred Scripture”, according to the definition of Verbum Domini, wherein it resounds with exceptional efficacy. Having presented the New-Testamentarian and Patristic foundations of liturgical exegesis, the author offers, by means of fitting exemplifications, some interpretative criteria for the selection of some of the Roman and Ambrosian Lectionary pericopes.
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