La festa dei santi Filippo e Giacomo ci offre l’occasione propizia per contemplare un’opera che custodiamo gelosamente in casa nostra, ossia la Crocifissione del Cerano (Giovanni Battista Crespi detto il Cerano, 1625 ca).
Commissionata per l’ormai distrutta chiesa di san Protaso ad Monachos di Milano l’opera è ascrivibile alla piena maturità dell’artista. Essa presenta a destra del crocifisso san Filippo e a sinistra san Giacomo, mentre la figura nell’ombra dietro alla croce è Francesco d’Assisi.
La scena si compone di due dimensioni: quella celeste del crocifisso e quella umana dei tre santi.
L’elegante sagoma del Cristo pare illuminare tutta la scena, mentre si offre allo sguardo dei santi e dello spettatore. Il Crocifisso ormai morto, il corpo è visibilmente privo di calore, come ci appare dal colore. Il corpo appare chiaro, pulito, illuminante. Il Figlio dell’uomo ha il capo reclinato verso la sua spalla destra, segno dell’abbandono totale alla volontà del Padre. Presenta poi una ferita sul costato con del sangue che scivola lungo il corpo fino al panno che lo copre parzialmente. Questo corpo luminoso è evidentemente già un richiamo netto alla Risurrezione. Sopra la croce il cartello con la scritta INRI che
sembra proprio un pezzo di carta spiegazzato. In basso, nella dimensione terrena, San Filippo guardando negli occhi lo spettatore, consente a questo di poter “entrare nella scena” e accedere al Crocifisso. Permette al fedele di avvicinarsi alla Croce. San Giacomo, a sinistra della croce, contempla il mistero dell’amore di Dio che si rende visibile nel Figlio che dona se stesso “fino alla morte e alla morte di croce ” (Fil 2, 8). San Francesco, infine, quasi nascosto, si inginocchia e abbraccia il legno della croce dietro di
essa. È questi il simbolo del discepolo che si pone dietro la croce e la abbraccia nel nascondimento.
Il buio del cielo, infine, ricorda che durante la crocifissione “si fece buio su tutta la terra “ (Mc 15, 33). Che la luce sia stata oscurata lo si intuisce da quella nuvoletta illuminata dietro Filippo.