Sette antifone per dire la meraviglia
Avvicinandosi il Natale cresce nella Chiesa l’attesa e la gioia, e si approfondisce la comprensione per l’evento della salvezza. Dal 17 dicembre in poi la preghiera assume una forma insolita. Ai Vespri di quelle che sono definite le «feriae de Exceptato o dell’Accolto», durante la «Commemorazione del Battesimo», si cantano le antifone dette «in O» o anche «maggiori», perché, secondo l’abate Prosper Guéranger, «contengono tutto il succo della liturgia, sono adorne di un canto armonioso e pieno di gravità».
Prendono il nome «in O» dal fatto che ogni testo inizia proprio con questa esclamazione, che esprime lo stupore commosso della Chiesa di fronte alla contemplazione del mistero della venuta di Cristo, invocato con titoli desunti dal libro del profeta Isaia: Sapienza (O Sapientia), Guida della casa d’Israele (O Adonai), Germoglio di Iesse (O Radix Jesse), Chiave di Davide (O Clavis David), Astro che sorgi (O Oriens), Re delle genti (O Rex Gentium), Emmanuele (O Emmanuel), e manifestano che in quei giorni viene celebrato per noi qualcosa di meraviglioso e introvabile. Sono sette, numero divino per eccellenza, ricorrente in molte pagine della Scrittura e in molti ambiti del culto cristiano ed ebraico.
«Chi dice “O…” sta contemplando con il cuore colmo di stupore.
Questi testi esprimono lo stupore commosso della Chiesa nella sua secolare, instancabile contemplazione del Mistero. Attraverso le classiche immagini della Bibbia essi enumerano una serie di titoli del Verbo incarnato. Ognuno di essi è una finestra aperta sul mondo» (Mariano Magrassi).
Assai sorprendente poi è l’acrostico che si ottiene quando le prime lettere (dopo la «O») delle sette antifone vengono lette in ordine inverso, dal basso verso l’alto:
Emmanuel
Rex
Oriens
Clavis
Radix
Adonai
Sapientia
le iniziali delle parole producono la frase latina «ERO CRAS» (trad. «Sarò lì domani»), espressione assai appropriata per i giorni che precedono il Natale.
Questa disposizione dei testi è da alcuni attribuita ad una precisa operazione liturgica dei monaci benedettini dell’abbazia di Fleury, nella quale l’uso di queste antifone ebbe grande importanza. Tuttavia, non vi sono prove certe che ciò sia frutto di una intenzionale scelta compositivo-liturgica e non piuttosto una fortunata coincidenza, ben colta dalla sensibilità medioevale molto attenta ad acronimi, giochi di parole e simbolismi numerici.
L’invocazione contiene già l’esaudimento della preghiera; la nostalgia dei beni perduti diviene gioia del possesso; il desiderio di incontrare il Dio salvatore si fa contemplazione della sua vicinanza: il “vieni” che dopo la contemplazione introduce l’invocazione porta su di sé tutto il peso della speranza cristiana.
17 dicembre |
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O Sapientia, |
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O Sapienza, |
18 dicembre |
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O Adonai, |
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O Adonai, |
19 dicembre |
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O Radix Jesse, |
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O Germoglio di Iesse, |
20 dicembre |
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O Clavis David, |
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O Chiave di Davide, |
21 dicembre |
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O Oriens, |
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O Astro che sorgi, |
22 dicembre |
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O Rex Gentium, |
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O Re delle Genti, |
23 dicembre |
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O Emmanuel, |
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O Emmanuele, |