Questa terza settimana di Quaresima, ha inizio con la solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, a indicare simbolicamente che il suo dolce sguardo di padre e marito, accompagna e guida i nostri passi in questi giorni.
A volte san Giuseppe, è un po’ come quel compagno isolato, di cui pochi si ricordano… la sua presenza o assenza non sembra cambiare gli animi. Invece, la liturgia ci invita a concentrarci su quest’uomo, già un po’ avanti negli anni, stanco del lavoro di una vita… un uomo messo sempre al secondo posto, sempre defilato, eppure egli è l’uomo che ha custodito e sostenuto i primi passi di Cristo nel mondo. L’opera scelta è del pittore francese Georges de la Tour (1642, olio su tela, Museo del Louvre, Parigi), esponente del barocco seicentesco influenzato dalla pittura caravaggesca. Egli conobbe l’opera di Caravaggio, guardando al lavoro dell’olandese Hendrick Terbrugghen, uno dei caravaggisti di Utrecht, seguaci olandesi del Merisi. La Tour visse e lavorò in Lorena, dove da acuto osservatore della natura, riuscì a riportare nelle sue opere, quello splendido naturalismo giocato su luci e ombre, tipico del Caravaggio. Ma c’è qualcosa di più, infatti André Malraux (1901-’76), scrittore e politico francese, osservando le opere dell’artista disse che rispetto a Caravaggio, la Tour “ interpretava la parte serena delle tenebre”. La scena si svolge nella bottega di san Giuseppe ed è illuminata dalla luce di una sola candela, come molto spesso si vede nelle opere dell’artista. L’anziano Giuseppe è ritratto nell’atto di perforare una trave di legno, con molta probabilità questo gesto prefigura i fori dei chiodi sulla croce di Cristo; è un messaggio velato, ma che traspare anche dal comportamento del santo, il quale con la testa china sul pezzo di legno, sembra non voler incrociare lo sguardo del Figlio. È un guardare su di un pezzo di legno che ha in sé tutta la carica, la potenza e la commozione, di un padre, che vorrebbe, ma sa di non poter fare nulla. Diverso è il volto di Gesù, unico ad essere pienamente illuminato dalla luce di una fioca candela, che rivolgendo il suo sguardo al padre, cerca dolcemente di rassicurarlo, quasi a dirgli: “Padre non temere!”