Quarto appuntamento di "Cronache di birra monastica", la nuova rubrica mensile curata da Simone Sanvito, seminarista di V Teologia. Quest'anno Simone proporrà mensilmente ai lettori la recensione di una o più birre prodotte all'interno delle mura di un'abbazia trappista, da parte di monaci trappisti o sotto il loro diretto controllo. Non mancheranno alcuni cenni storici, informazioni rispetto ad itinerari turistici e abbinamenti gastronomici.
In questo appuntamento della rubrica birraria vi presento una delle birre trappiste più famose e più commerciali, la “Chimay”, prodotta all’interno dell’abbazia belga di Notre Dame de Scourmont a Forges (Chimay) collocata nella foresta delle Ardenne.
La storia dell’Abbazia di Scormount inizia nel 1844 quando il parroco di Forges esprime al principe di Chimay il desiderio di avere nelle sue terre selvagge una comunità di monaci trappisti, “i figli di San Bernardo che fanno piovere rugiada celeste grazie alle loro continue preghiere e che coltivano il terreno e lo rendono fertile con il sudore della loro fronte!”. Il principe di Chimay inizia ad allacciare trattative con l’abate di Westmalle per definire l’insediamento dei monaci nelle sue proprietà. Il 25 luglio del 1850 viene così fondata l’abbazia di Scourmont da diciassette monaci provenienti da un’abbazia consorella di Westmalle, ovvero l’abbazia di Westvleteren. Qui i monaci iniziano a lodare Dio e a lavorare la terra; ecco i due elementi che costituiscono i grandi poli della vita monastica, come del resto di ogni vita umana: l’attività spirituale e l’attività materiale.
Incomincia per questi uomini di Dio un duro lavoro per la costruzione delle strutture, ritrovandosi inoltre ad abitare una terra molto difficile, poco fertile e paludosa, fredda e nebbiosa. I faticosi lavori proseguono fino al 1863, anno in cui si conclude l’opera con la popolazione locale ammirata e commossa dalla grande abbazia eretta da questi semplici e umili uomini. Nel 1871 l’abbazia viene definitivamente riconosciuta per decreto papale con il nome di “Notre Dame de Scourmont”.
Durante la seconda guerra mondiale i monaci vivono momenti difficili perché per ben due volte, nel 1940 e nel 1942, vengono espulsi dall’abbazia dai tedeschi. Costretti alla fuga, sono obbligati a disperdersi per il Belgio cercando rifugio in abbazie consorelle. Solo nel 1944 i monaci riprendono possesso dei propri territori devastati da ruberie e saccheggi. Senza perdersi d’animo la comunità di nuovo riunita si dà subito da fare per ripristinare il tutto così com’era prima, e dopo una lunga serie di lavori e sacrifici, questi uomini di Dio riescono a ridare all’abbazia lo splendore primitivo.
Per quanto riguarda l’attività brassicola, già dal 1861 la comunità monastica è coinvolta nella produzione di birra per volere del superiore della comunità che autorizza inoltre la costruzione di un grande birrificio. Viene completato nel 1862 quando i lavori per la costruzione dell’abbazia non sono ancora terminati, ma per necessità e nel pieno rispetto della Regola, i monaci devono iniziare a muoversi per essere in tutto autosufficienti, soprattutto sul piano economico. Vengono acquistate tutte le strumentazioni necessarie per la produzione di birra e subito questa diventa l’attività lavorativa principale.
A partire dal 1864 i monaci incominciano a commercializzare le birre prodotte, imbottigliate nelle cucine dell’abbazia e conservate nella cantina. Nei periodi coincidenti con le due guerre mondiali la produzione viene interrotta, ma nel 1948 il birrificio riprende l’attività di brassaggio secondo nuovi criteri produttivi che coniugano il rispetto della tradizione monastica con nuove tecniche produttive, insegnate ai monaci dal professor De Clerck dell’Università di Lovanio. Un altro grande protagonista della rinascita produttiva della birra “Chimay” è Padre Theodore, mastrobirraio dell’abbazia e supervisore della produzione dal 1954 al 1988, che utilizzando tecniche di coltura pura isola in quegli anni il famoso “lievito di Chimay” che conferisce al prodotto caratteristiche organolettiche uniche.
Oggi, in ordine di grandezza, questo birrificio trappista è il secondo del Belgio (dopo Westmalle). L’intera produzione, svolta nel silenzio necessario per la vita spirituale, rimane tutt’ora all’interno dell’abbazia, mentre il luogo dell’imbottigliamento del prodotto, il posto di spedizione e gli uffici, per garantire un giusto clima nella comunità, sono posti a dieci chilometri di distanza dall’abbazia.
Il rispetto e l’apprezzamento delle persone laiche che collaborano alla produzione di questo prodotto è una particolarità che caratterizza le relazioni interne al birrificio, colorate di una particolare qualità umana. L’abbazia, attenta a rimanere fortemente radicata nella regione, oltre a garantire lo sviluppo socioeconomico locale, è una presenza molto significativa sul territorio proprio per trasmettere alla gente autentici valori etici cristiani che, se accolti, davvero costruiscono una società civile più giusta e più equa. La maggior parte del ricavato derivante dalla vendita della birra è utilizzato per il sostentamento della comunità monastica e per servizi di utilità sociale, oltre che per finanziare progetti missionari e per sostenere i poveri.
Oggi l’abbazia produce principalmente tre tipi di birra:
La “Chimay tappo blu” è una birra dal colore molto scuro nata nel 1956 come birra di Natale. La schiuma è molto cremosa e persistente di color caramello. Al naso possiamo riconoscere un bouquet di profumi intenso, in particolare di rose e di lievito fresco. Al palato si percepiscono sentori di frutta secca come mandorle e noci, spezie pregiate e un finale di prugne e ribes. Rivela sul finale una nota di caramello. Alcuni trovano delle somiglianze con i vini portoghesi. Al momento del confezionamento viene impressa sull’etichetta la data di produzione così che il consumatore può calcolare ventiquattro mesi necessari al prodotto per raggiungere il massimo delle proprie qualità e conservarla in cantine. Si consiglia di servire questa birra ad una temperatura di 12-14 C°- Gradazione alcolica: 9% vol.
La “Chimay tappo rosso” è la più antica delle birre “Chimay”. Presenta un colore ramato tendente al mogano con una schiuma molto compatta e cremosa. Al naso riconosciamo molti profumi intensi: frutti di bosco e prugna, spezie come la cannella, malto e caramello. Al palato si percepisce inizialmente una nota dolce data dal malto; la frutta (prugna e albicocca), mischiandosi bene al sapore del lievito, le dona una buona leggerezza è un gusto ben definito. Nel finale percepiamo l’amaro dato dal luppolo che certamente non disturba. È una birra vivace per la sua spiccata frizzantezza. Si consiglia di servire questa birra ad una temperatura di 10-12 C° – Gradazione alcolica: 7% vol.
La “Chimay tappo bianco” nasce intorno al 1960. È una birra dal colore giallo, quasi ambra, con una schiuma molto cremosa e persistente tanto da lasciare i classici merletti di Bruxelles sull’orlo del bicchiere. Al naso possiamo riconoscere profumi intensi e variegati: frutta come la banana, spezie piccanti come il pepe, lievito. Al palato si percepisce una iniziale nota dolce, come di miele, molto frizzante; c’è spazio poi per gli agrumi che armonizzano tutto il corpo con una conclusione amara dato dal luppolo. È una birra dal gusto secco che non pesa, anzi, la sensazione che si percepisce è di leggerezza, nonostante la gradazione alcolica elevata. Si consiglia di servire questa birra ad una temperatura di 8-10 C° – Gradazione alcolica: 8% vol.
Da qualche tempo si trova in commercio anche la “Chimay Dorèe”, ovvero la birra da sempre bevuta solo all’interno dell’abbazia dalla comunità monastica. È una birra chiara e leggera con un bel tocco di luppolo ed invitanti aromi speziati; è dissetante e molto beverina, grazie anche alla bassa gradazione alcolica (4,8% vol.).
L’abbazia non produce però solo ottima birra. Nel 1862 i monaci comprano cinquanta vacche di razza olandese e iniziano a produrre burro. Nel 1876 un monaco si reca in Francia e impara a produrre un formaggio a pasta semidura: il formaggio trappista “Chimay” è nato! Poco a poco gli impianti si modernizzano e la produzione aumenta. Vengono prodotti esclusivamente con latte della regione e in modo artigianale. Si vendono soprattutto nel Belgio, ma vengono esportati anche in alcuni stati esteri. Una buona intuizione dei monaci è quella di produrre tre principali tipi di formaggio che richiamano le relative tre birre prodotte dal birrificio dell’abbazia. Ecco allora che abbiamo un formaggio “à la rouge” che si accosta bene alla “Chimay tappo rosso”, un formaggio “à la blue” che si accosta bene alla “Chimay tappo blu”, un formaggio “grand Chimay” che si accosta bene alla “Chimay tappo bianco”.
Sul sito internet del birrificio ho trovato un buon suggerimento per degustare al meglio le birre e i formaggi “Chimay”. Quattro semplici regole che davvero possono rendere il nostro bere e mangiare l’occasione per godere di sensazioni gustative straordinarie. Prima di tutto bisogna prendere confidenza con la nostra birra, quindi va assaggiata delicatamente. Dopo il primo breve sorso di conoscenza, mangiamo un bel pezzo di formaggio senza crosta che ben si abbina alla nostra birra trappista; ripetiamo poi questo passaggio senza però scartare la crosta. Infine, prendiamo un bel sorso di birra e mescoliamo i due prodotti in bocca. Non ci resta che assaporare e meravigliarci!
Chiaramente le birre “Chimay” non si abbinano solamente ai formaggi prodotti dall’abbazia. Con la nostra cucina si sposano benissimo, basta stare attenti ai giusti abbinamenti. Le “Chimay tappo rosso” si prestano bene a sostituire del buon vino rosso a tavola, quindi accostarle a secondi piatti di carne rossa penso sia la scelta più saggia; si prestano bene anche per accompagnare una buona conversazione serale. Le “Chimay tappo bianco” sono da consumare con piatti di pesce, carni bianche o formaggi freschi non troppo saporiti. Le “Chimay tappo blu” sono indicate per accompagnare taglieri di salumi saporiti di selvaggina, formaggi stagionati ed erborinati, meglio comunque nel dopo cena o nel tempo della meditazione.
Per scoprire le ricchezze di questa terra e i prodotti dell’abbazia di Notre Dame de Scourmont, un punto di partenza è “l’Auberge de Poteaupré”, piccola locanda addossata all’abbazia che mette a disposizione sette camere dotate di tutti i comfort. È un vero e proprio tempio delle birre e dei formaggi trappisti “Chimay”, un’oasi di calma e serenità per famiglie o amici, un ottimo ristorante dove gustare le specialità di questa regione. Per coloro che invece vogliono vivere giorni di ritiro spirituale nel silenzio e nella preghiera, l’abbazia offre alcuni posti letto nella foresteria; per gli studenti che stanno preparando esami e che hanno bisogno di silenzio per lo studio possono usufruire della foresteria, previo accordo con i monaci. Per informazioni più dettagliate è bene contattare direttamente l’abbazia.
Abbaye de Notre Dame de Scourmont, Route du Rond Point 294 – B-6464 Forges (Chimay), Belgio. Telefono: +32 (0)60 21 05 11. Sito web: www.scourmont.be