Il motto «Con amore che non conosce confini» è tratto dal Vere Sanctus della Preghiera Eucaristica VI. «Tali parole, che il celebrante pronuncia poco prima di declamare il racconto dell’istituzione ci rimandano a una grande, semplice e disarmante verità ovvero che l’amore di Cristo è incommensurabile. È stato questo a guidare la sua azione di salvezza e la sua predicazione, fino al dono del suo corpo e del suo sangue».
I futuri sacerdoti, saranno chiamati ad annunciare e a testimoniare questo amore, senza confini di sorta, né geografici, né esistenziali, assumendo Cristo a paradigma di tutta la loro esistenza. E al centro fondante della fede cristiana fa riferimento anche l’immagine, tratta dal nuovo Evangeliario Ambrosiano, dono alla Diocesi del cardinale Dionigi Tettamanzi, alla fine del suo episcopato.
«Nella celebrazione pomeridiana del Venerdì Santo, durante la proclamazione della Passione, quando si giunge alla morte di Gesù, tutto si ferma in un silenzio orante – spiega Brambilla -, poi il ministro riprende la lettura, volta la pagina dell’Evangeliario e si ritrova davanti un’opera che lascia senza fiato. Perché se normalmente le immagini affiancano il testo del Vangelo, questa lo innerva e lo ingloba, azione che è propria del mistero che raffigura».
L’artista contemporaneo Nicola Samorì illustra infatti la crocifissione in una doppia pagina di un nero cupo, che sottolinea il carattere drammatico degli eventi narrati. Ad avere emozionato i dieci seminaristi è quel crocifisso dai toni bianco-grigi che si staglia sul fondo, circondato da una nube di piccolissime gocce bianche e d’oro: un cielo stellato che non conosce confini, così come l’amore di Gesù Crocifisso. «È un corpo che emerge dall’oscurità, è un’immagine di sospensione, di mistero», aggiunge Brambilla e, facendosi ancora una volta portavoce del pensiero degli altri futuri diaconi, arriva al cuore della missione che li aspetta: «Come preti desideriamo essere capaci di portare la luce del Crocifisso Risorto anche nei luoghi più bui, nelle periferie più desolate e testimoniare così l’amore di Cristo che non conosce confini». Un impegno preciso e importante, che riassume e dà un senso al cammino vocazionale intrapreso negli anni di Seminario.
In questi giorni che precedono l’ordinazione diaconale, i dieci giovani ammettono di provare un po’ di timore per la definitività della scelta che li attende, ma, confessa Brambilla, «il piccolo numero della nostra classe ci aiuta a essere più vicini e a sostenerci l’un l’altro: è una grande grazia!».
E proprio con spirito fraterno da domenica 25 a venerdì 30 settembre vivranno gli esercizi spirituali a Caravate (Varese), presso la Casa di spiritualità dei Missionari Passionisti, guidati dalle predicazioni di monsignor Franco Agnesi, vescovo ausiliare e vicario della Zona II. Ad accompagnarli domenica pomeriggio saranno i genitori e i fratelli, per i quali è stato previsto un momento di riflessione con il rettore del Seminario, monsignor Michele Di Tolve.
Poi le giornate dei futuri diaconi saranno scandite dal silenzio e dalla meditazione, fino al rientro a Venegono la sera di venerdì per il cosiddetto “giuramento di fedeltà” davanti all’intera comunità del Seminario riunita in Basilica, ultimo passo prima dell’ordinazione.